IMPORTANZA DELLA SCELTA DI STRUMENTI DI ALLATTAMENTO CORRETTI PER IL MANTENIMENTO DELL’ALLATTAMENTO AL SENO

Dott. A. Ferrante, Odontostomatologo, Pres. International Myofunctional Association
Docente di Deglutologia – Master di Posturologia Univ. “La Sapienza” Roma
Dott. C. Montinaro , Primario Osp. Sarno; Docente di Storia della Pediatria, spec. Pediatria I,Univ. “La Sapienza”, Roma Dott. R. Silvestri, libero professionista, Ecografista

Riassunto

La letteratura mondiale ha sempre più enfatizzato il ruolo di tettarelle e succhietti nel determinare il passaggio rapido dall’allattamento al seno  ad un allattamento completamente artificiale ogni qualvolta, per un qualsiasi motivo, sia necessario sostituire per breve tempo l’allattamento al seno o quando si debba integrare la poppata naturale con altra artificiale. Gli autori hanno per questo motivo voluto studiare, sia analizzando le proprietà meccaniche dei presidi utilizzati, sia ,con metodica ecografia, se l’allontanamento dall’allattamento al seno fosse comune a tutti i tipi di strumenti utilizzati o se invece le caratteristiche specifiche delle tettarelle e dei succhietti avessero un effetto determinante sul cambiamento di allattamento.

Si è potuto stabilire in maniera netta ed inconfutabile che fondamentali sono le caratteristiche degli strumenti utilizzati e che, scelti in base a conoscenze chiare della biomeccanica muscolare del meccanismo deglutitorio e quindi prescritti dal neonatologo o dal pediatra in base alla età del bambino ed ai suoi specifici bisogni, possono essere utilizzati minimizzando i rischi fino ad ora enfatizzati dalla letteratura.

Obiettivi

L’allattamento al seno è senza ombra di dubbio, con le dovute eccezioni, (malattie importanti della nutrice, rischio di passaggio di tossici dalla madre al figlio)  l’unico  metodo  di allattamento condivisibile. Sempre più studi hanno messo in risalto tutta l’importanza del seno per lo sviluppo sia fisico ( apporto immunitario di anticorpi, qualità fisiche precipue del latte umano rispetto a quello di altre specie) che mentale (studi sul maggiore sviluppo dell’intelligenza negli allattati al seno) (14,9) e psicologico del bambino (effetto del contatto fisico madre-figlio e dello sguardo reciproco durante l’allattamento). Nessun medico consiglierebbe mai ad una mamma di cambiare il modo di allattare il figlio mettendo da parte il seno per sostituirlo con una bottiglia. Esistono tuttavia, come sappiamo, varie situazioni in cui l’attaccare il bambino al seno materno è sconsigliato; ragioni di tipo medico che impediscono alla mamma di poter allattare il proprio bambino e situazioni in cui la quantità del latte materno risulta insufficiente e  ragioni di tipo per così dire sociale che impediscono alla mamma di poter offrire il proprio latte ad ogni poppata.

Ci siamo allora proposti di studiare l’effetto prodotto da tettarelle e succhietti sul meccanismo deglutitorio ed di conseguenza sulla permanenza dell’allattamento al seno. Ci siamo chiesti se il dimostrato (10,11,12), rapido passaggio dall’allattamento misto a quello esclusivamente artificiale fosse purtroppo incontrastabile e comune ad ogni presidio utilizzato o se esistessero tipi di tettarelle in grado di non alterare il meccanismo deglutitorio, che è alla base di questa scelta operata dal bambino. In questo abbiamo preso spunto da numerosi studi che sono comparsi sulla letteratura internazionale (16,20).

E’ opportuno quindi, prima di andare avanti, puntualizzare alcuni concetti fondamentali sulla deglutizione corretta – scorretta e sui danni causati dalla alterazione della deglutizione determinata in generale dall’utilizzo di tettarelle e succhietti.

La deglutizione è, insieme alla respirazione, una funzione fondamentale per la vita, anzi , da un punto di vista temporale, è prioritaria rispetto alla deglutizione stessa, evidenziandosi i primi movimenti di suzione a partire dalla decima settimana di vita intrauterina e accoppiati ritmicamente a movimenti deglutitori a partire dalla tredicesima settimana (1).

Come sappiamo, questa precocità è estremamente importante essendo i movimenti linguali indispensabili per la conformazione della struttura palatina e più in generale sello sviluppo sia dello splancocranio che del neurocranio, mentre  le deglutizioni ripetute permettono la maturazione della funzione renale.

Perché la deglutizione possa perfezionarsi, trattandosi di un movimento complesso che richiede la coordinazione di almeno 44 muscoli occorrono circa sei mesi dopo la nascita.

Molte sono le cause in grado di agire nel determinare anomalie di funzionamento di questo delicato meccanismo; alcune sono di tipo anatomico come la presenza di una lingua addirittura anchilotica o di un frenulo corto (studiando approfonditamente i movimenti deglutitori e la postura linguale a riposo ci siamo resi conto che moltissimi sono i frenuli in grado di condizionare il movimento linguale e che passano inosservati), altre, le più frequenti, sono di tipo funzionale, determinate da vari eventi. Già il travaglio del parto (7) può costituire una causa di funzionamento scorretto della lingua a causa di compressioni prolungate a livello dell’occipite, zona particolarmente vulnerabile per la facilità di schiacciamento del nervo ipoglosso (che fornisce la innervazione motoria a 15 dei 16 muscoli linguali)(4). Giri di corsone ombelicale possono determinare edema della regione sottomandibolare e difficoltà di movimento dello ioide, fondamentale punto di inserzione della muscolatura linguale e punto di relazione con la muscolatura del tronco attraverso i muscoli sottoioidei e soprattutto l’omoplata-ioideo; tale difetto di mobilità può determinare le difficoltà di movimento linguale dopo il parto con gli atteggiamenti di apparente pigrizia nell’attaccarsi al seno da parte del neonato.

La lingua però ha in se stessa grandi capacità di recupero funzionale e, soprattutto attraverso le sue relazioni con la base cranica dovute alle inserzioni del muscolo stiloglosso, è in grado di risolvere la maggior parte delle situazioni legate al parto.

L’innato riflesso che porta la lingua a catturare il capezzolo materno ed a spremerlo contro il palato con un movimento antero-posteriore di mungitura, movimento messo a punto durante le deglutizioni avvenute nell’utero per circa sei mesi, determina una ripresa del ritmo respiratorio cranico e permette alla muscolatura di esplicare tutte le sue funzioni.

Qualsiasi impedimento al corretto movimento linguale è in grado di determinare danni alla memorizzazione del movimento deglutitorio con conseguenti disfunzioni.

La deglutizione fisiologica è caratterizzata da attivazioni muscolari caratteristiche. Dopo la contrazione dei muscoli elevatori della mandibola per tenere fermo il capezzolo, la lingua si schiaccia contro il palato ed in questa fase è l’unico gruppo muscolare attivo.(3,4,8,15). A questo movimento linguale segue la peristalsi dei muscoli faringei, responsabile della comparsa locale di una pressione aerea negativa (19), indispensabile per la progressione del cibo senza la sua commistione con l’aria e per la detersione delle tube di Eustachio, necessaria per evitare il ristagno di muco nell’orecchio medio.

Nella deglutizione scorretta la lingua non è in grado di eseguire il suo movimento, ma anzi tende a spingersi in avanti o tra le arcate; deve essere allora sostituita funzionalmente da altri muscoli che possano permettere la deglutizione.(3,4,8) I più importanti di questi sono i buccinatori, che nella loro contrazione si schiacciano contro le arcate dentarie determinando con gli anni restringimento del palato e successivi problemi respiratori conseguenti all’aumento delle resistenze nasali per la diminuzione dello spazio aereo disponibile.

Ma la caratteristica più importante è probabilmente legata all’instaurarsi  di una pressione aerea positiva nell’orofaringe, in grado di provocare ristagno di muco nelle tube e di ingestione di aria, causa della aerofagia caratteristica dell’allattamento artificiale.

Questo ci porta a considerare le cause in grado di modificare con più facilità la funzione linguale: succhiamento del dito, allattamento con biberon, uso succhietti.

Se per il succhiamento del dito si sono fatte numerose ipotesi (molti parlano di fattori psico-emozionali  (2) del neonato, noi abbiamo effettuato una ricerca in corso di pubblicazione nella quale mettiamo in evidenza la frequente associazione con difficoltà di movimento linguale ed impedimento della lingua a stimolare direttamente gli esterocecettori presenti allo sbocco del nervo nasopalatino) (5) e la frequenza è limitata, un ruolo fondamentale riveste invece l’utilizzo di presidi meccanici di allattamento o di soddisfazione del neonato, in grado di impedire in modo più o meno netto la mobilità linguale (10,11,12,17). Una tettarella o un succhietto occupano parte dello spazio funzionale della lingua che viene così impedita nello svolgere al meglio la sua funzione. Abbiamo evidenziato come quasi sempre l’unico movimento permesso sia nel piano orizzontale, antero-posteriore o latero-laterale. Una lingua che non può muoversi non può ingoiare e questo determina la sua sostituzione funzionale con i muscoli buccinatori (5,13), che divengono indispensabili per la deglutizione.

Il blocco di funzione della lingua la rende sempre più incapace di utilizzare la muscolatura in modo completo (11); i muscoli che vengono più interessati sono quelli sollevano la lingua, cioè stiloglosso e palatoglosso, che divengono sempre più ipotonici. E’ proprio questa la causa che nel giro di pochi mesi o addirittura di settimane rende il neonato “dipendente” dal biberon. Quando poi le mamme, nel tentativo di aumentare la velocità di alimentazione, aumentano il diametro del foro di uscita del latte, la lingua aumenta la sua propulsione anteriore orizzontale, nel tentativo di otturare il foro e permettere la respirazione del neonato. Ma la ampiezza del foro all’apice della tettarella è fondamentale perché più esso è ampio, più manca la azione di suzione attiva del neonato fuoriuscendo il latte per gravità.

Materiali e metodi

La nostra ricerca  si è svolta in due direzioni:

  1. Valutazione delle caratteristiche fisico-meccaniche ritenute fondamentali per poter evitare il danno iatrogeno al meccanismo funzionale. Sono state testate la flessibilità e la distensibilità di tettarelle e la compressibilità di succhietti tra i più utilizzati in Italia.
  2. Si è valutato anche, attraverso l’esame ecografico dinamico, filmando la suzione e deglutizione dei neonati, il movimento linguale durante l’uso dei presidi suddetti, paragonandolo con quello riscontrato durante l’allattamento al seno. Allo stesso modo si è valutato se  tipologie diverse di succhietti avessero effetti diversi sulla postura e sulla mobilità della lingua durante gli atti deglutitori.
  3. E’ stata poi aggiunta una valutazione senz’altro non oggettiva, ma che abbiamo ritenuto significativa: il giudizio espresso dalle mamme.

In particolare, per quanto riguarda le tettarelle, sono state effettuate:

A)     Misurazione della forza necessaria per ottenere la deflessione di 5mm della tettarella

B)       Misurazione della distensibilità della tettarella (allungamento di 5mm)

Per  la misurazione della deflessione, si è valutata la forza necessaria per ottenere una  deformazione delle tettarelle con flessione delle stesse di mm. 5 rispetto al loro asse longitudinale.

E’ stata scelta la misura di 5 mm perché facilmente applicabile ad ogni presidio e perché vicina allo spazio presente tra tettarella o succhietto e palato nel neonato.

Mantenendo   la tettarella  testata   bloccata orizzontalmente, si  è  applicata una forza    tangente al suo diametro maggiore tale da ottenere il sollevamento della stessa  di  mm. 5  e si è letta sulla scala la forza applicata. Per la misurazione è stato utilizzato un dinamometro a braccio (Haag-Streit A.G. Correx) Fig. 1

Per l’esame sono state utilizzate nove tipologie di tettarelle delle cinque maggiori marche presenti sul mercato italiano.

Spiegazione del test di deflessione:

La misurazione della forza necessaria ad ottenere la deflessione di 5 mm della tettarella è indice della possibilità della lingua del lattante di effettuare il movimento fisiologico di schiacciamento contro il palato e spremitura del capezzolo.

Maggiore è la forza da applicare tanto più la tettarella è in grado di modificare la funzione linguale.

Per la misura della distensibilità, cioè della possibilità di allungamento della tettarella, è stata applicata una pinzetta collegata ad un dinamometro tubolare “Pesola” in corrispondenza dell’equatore della tettarella ed è stata esercitata una trazione che permettesse di ottenere l’allungamento della tettarella di 5 mm. Si è quindi letta la misura della forza applicata. Si sono effettuate 10 letture consecutive e si è proceduto alla determinazione della media al fine di minimizzare gli errori di lettura. La fluttuazione delle letture è stata compresa entro il 5% della misura.

Spiegazione del test di distensibilità della tettarella

La misura della forza necessaria per ottenere l’allungamento della tettarella di 5 mm ci informa sulla forza necessaria perché la lingua possa compiere il movimento di mungitura simile a quello operato sul capezzolo.

Il movimento fisiologico di spremitura del capezzolo avviene con sollevamento della lingua in alto, al di sotto del capezzolo, ed un trascinamento di questo in direzione posteriore (mungitura).
Minore è la forza necessaria ad ottenere tale allungamento, minore è il rischio che la funzione linguale venga alterata. L’esame rende possibile anche la valutazione  della veridicità di affermazioni effettuate da varie ditte sulla somiglianza delle proprie tettarelle al capezzolo materno.

Test della Deflessione dei succhietti

Come per le valutazioni delle tettarelle si è utilizzato un dinamometro a braccio misurando la forza necessaria per ottenere la deflessione di 5 mm.

Esame ecografico

Sono stati effettuati test comparativi su  otto tettarelle di varie marche, filmando la funzione linguale e della muscolatura deglutitoria, durante l’allattamento al seno (per i piccoli che ancora si alimentavano naturalmente) e poi introducendo i vari presidi di allattamento.

I pazienti allattati al seno in modo esclusivo hanno costituito il gruppo di controllo. Questo gruppo è stato utilizzato per valutare se le modifiche della funzione linguale fossero da attribuire alle tettarelle utilizzate o fossero conseguenza di una variazione naturale conseguente allo sviluppo del soggetto. Per l’effettuazione dei test ecografici è stato utilizzato l’apparecchio AU3 Partner (Advanced ultrasonographie) della Esaote Biomedica.

Per i succhietti si è valutata la possibilità della lingua di portarsi contro il palato e la direzione del movimento linguale.

Risultati

Agli esami meccanici si è potuta apprezzare una notevole differenza tra le varie tipologie di tettarella. Evidente è risultata l’importanza della materiale che costituiva la tettarella ( la mescola di gomma utilizzata dai vari produttori ha mostrato moduli elastici diversi, ma la differenza maggiore è stata determinata dalla forma delle tettarelle testate. Le tettarelle C D E prodotte dalla medesima ditta, come è possibile leggere nella tabella A, hanno richiesto una forza minima per essere deflesse di 5 mm. Non si è ravvisato lo stesso comportamento nelle altre, che hanno richiesto forze doppie o ancora maggiori per dare luogo allo stesso schiacciamento.

Tabella A: Deflessione della tettarella di 5 mm

Tabella A

Tettarella A0-4 mesi 65 g
Tettarella B4 + mesi 55 g
Tettarella C4 + mesi, 3 fori 25 g
Tettarella D4 + mesi, foro pappa 25 g
Tettarella E0-4 mesi 20 g
Tettarella FSilicone120 g
Tettarella G

Differenze ancora più evidenti si sono riscontrate nelle prove di distensibilità. Le stesse tettarelle che si erano mostrate dannose per la deflessione lo sono risultate ancor di più per quanto riguarda la possibilità di allungamento. Per due tipi di tettarelle sono stati riscontrati valori oltre otto volte maggiori  delle migliori misurazioni.

Tabella B:  Risultati della prova di distensibilità della tettarella.

Tabella C : Deflessione dei succhietti

Succhietto A (C) 0-6 mesi100 g
Succhietto A (ciliegia cherry) 6-18 mesi55g
Succhietto A (anatomico) 0-6 mesi40 g (60 g posizionato invertito)
Succhietto A (anatomico) 6-18 mesi25 g (35 g posizionato invertito)
Succhietto A (tutto gomma ciliegia)55 g
Succhietto A (tutto gomma anatomico)20 g (35 g posizionato invertito)
Succhietto B (gomma a goccia) Medium70 g
Succhietto B (tutto gomma a goccia) Medium70 g
Succhietto B (silicone ciliegia)125 g
Succhietto C (gomma ciliegia) diametro 18,6 mm125 g
Succhietto C (silicone ciliegia) diametro 15 mm150 g

Per quanto riguarda i succhietti il dato più evidente, oltre quello della mescola di gomma utilizzata, è stato il miglior risultato dei succhietti anatomici rispetto agli altri. Anche per i succhietti il dato da rimarcare è la differenza di forza necessaria per ottenerne lo schiacciamento contro il palato. (6)

Esami ecografici

Come abbiamo accennato, sono state testate otto tipologie di tettarelle. Una era di forma quasi  tradizionale (H), una era definita “naturale” (F), una presentava un aspetto per così dire “anatomico” ( G), due erano definite dal produttore di forma fisiologica (A,B) ed tre tipologie, infine, di nuova concezione (C,D,E). Tali tettarelle anche di dimensione diversa, erano accomunate dalle stesse caratteristiche di progettazione. Le  tettarelle A, B, C,D,E,F, erano nella loro pubblicità presentate come tettarelle simili al capezzolo per la caratteristica di allungarsi per effetto della suzione.

Sono stati testati 136 neonati divisi in tre gruppi:

  • I° gr. Neonati allattati esclusivamente al seno materno  46           33,8%
  • II° gr. Neonati in allattamento misto                              24           17,6%
  • III° gr. Neonati allattati esclusivamente con il biberon  66           48,5%

Tale distinzione si è resa necessaria per valutare con più precisione il comportamento dei neonati.

I neonati scelti per i test erano di età compresa tra due e sei mesi, in perfetta salute, privi di frenulo linguale che potesse influire sul movimento della lingua. I  46 allattati esclusivamente al seno hanno costituito anche il gruppo di controllo, mostrando una funzione linguale corretta, con l’alternarsi di una deglutizione ogni 3-5 suzioni.

Abbiamo testato comunque anche questi soggetti con le varie tipologie di tettarella, volendo capire se la disfunzione indotta dall’uso delle tettarelle sia immediata o meno.

Si è cercato di testare tutti i neonati con tutte le tipologie di tettarella oggetto della ricerca, ma questo non è stato possibile perché alcune tipologie sono state rifiutate da alcuni soggetti.

I soggetti che stavano praticando allattamento misto o esclusivamente artificiale sono stati testati prima con la propria tettarella; poi si è cercato di valutare le altre tipologie. Alcuni neonati non hanno accettato tettarelle diverse da quella utilizzata.

Sono state eseguite rilevazioni con i seguenti risultati:

Nei 5 casi che già utilizzavano la tettarella di forma tradizionale (H) (neo- baby) , peraltro pochi, non essendo molto diffusa questa tettarella nella nostra regione, il comportamento è stato caratterizzato dal tentativo di sollevare la lingua in alto, ma anche da spinta in avanti durante la deglutizione (probabilmente da ricollegare con la indeformabilità della tettarella). Comportamento simile ha denotato la tettarella definita “naturale”, (F) (Avent) negli 8 bimbi testati.

La tettarella ”anatomica” (G)(Nuk) fig 2, utilizzata da 2 neonati, ha mostrato un comportamento incerto. Nel 50% dei casi la lingua si è spostata in dietro e in alto, nell’altro 50% il movimento non è stato fisiologico, senza differenze tra chi la utilizzava già e chi la ha provata per la prima volta.

La tettarella definita “fisiologica” (A,B)(Chicco) fig. 3, utilizzata da 59 soggetti, nel 51 % circa dei casi ha dato luogo a movimenti vari, con sollevamento della lingua verso il palato, ma con permanenza di spazio tra tettarella e palato, segno di difficoltà della lingua a schiacciarla contro di esso.

Tettarella fisiologica (le increspature dovrebbero favorire l’allungamento, ma non sembrano molto efficaci)

Effetto sui movimenti linguali della tettarella Chicco “Fisiologica”

Nel 33,8 % dei casi la tettarella ha indotto difficoltà del movimento linguale; nel 15,2 % la lingua ha mantenuto un atteggiamento funzionale adeguato (si trattava di neonati allattati al seno e quindi probabilmente con capacità muscolari ancora conservate).

La tettarella di nuova concezione (C;D;E) (Mamma Mister Baby) fig. 4. , utilizzata da 16 neonati, ha permesso alla lingua di mantenere il suo movimento fisiologico durante la deglutizione nel 75 % dei test; nel rimanente 25 % circa il movimento non è stato completamente chiaro, ma mai patologico.

I risultati sono stati sovrapponibili quando sono stati testati neonati  utilizzando tettarelle diverse dalla propria. L’unica differenza è venuta dalle tettarelle “Mamma”.

Sono state le tettarelle meno accettate quando non utilizzate già dal neonato. Soltanto un neonato ha accettato la tettarella pur utilizzando un’altra tipologia.

Fig. 4.   La tettarella di nuova concezione è caratterizzata da una invaginazione tra il falso capezzolo e la areola. Questo permette effettivamente un movimento di allungamento in questa regione.

Effetto della tettarella “Mamma” Sui movimenti linguali

Tabella C: Deflessione dei succhietti

Esami ecografici sono estati eseguiti anche durante l’uso dei succhietti. In questo caso nessun presidio si è mostrato scevro da pericoli, ma i succhietti anatomici e flessibili hanno permesso di mantenere una funzione linguale corretta con schiacciamento del succhietto contro il palato in circa il 70% dei casi, mentre circa nel 50% dei casi la lingua ha avuto movimenti in entrambe le direzioni. Succhietti di altra forma (a ciliegia e soprattutto ad oliva) o di dimensioni eccessive hanno mostrato di condizionare grandemente la lingua inducendola a movimenti in direzione postero-anteriore, che sono sbagliati, mentre hanno con grande frequenza impedito alla lingua stessa di sollevarsi verso il palato.

 Conclusioni

Come era prevedibile, la maggior parte degli materiali testati hanno mostrato caratteristiche ben lontane da quelle di un capezzolo e si sono evidenziati notevoli impedimenti al libero movimento linguale, indispensabile per una corretta funzione.

Soprattutto per quanto riguarda i succhietti, la situazione è parsa particolarmente grave non avendo noi ritrovato alcun succhietto privo di rischi. Nell’ambito di quelli testati è emersa tuttavia una diversa attitudine a generare il danno come evidente dalla tabella precedente.

Le tettarelle oggetto del nostro studio hanno evidenziato grandi disparità di risposta sia alle prove meccaniche che al test ecografico. La forza da esercitare per schiacciare la tettarella contro il palato e per allungarla è segno dello sforzo che il neonato deve compiere per mantenere una deglutizione corretta. E’ chiaro che, se la forza da esercitare supera le sue capacità, la tettarella sarà in grado di modificare permanentemente la funzione con tutte le conseguenze cui abbiamo accennato nelle premesse. Minor ostacolo alla funzione linguale è quindi sinonimo di prevenzione e di mantenimento della capacità di attaccarsi al seno materno. Per ottenere questo è risultata fondamentale sia la morbidezza che la distensibilità della tettarella.  Tale capacità è stata da noi riscontrata soltanto nell’ultimo gruppo  (tettarelle C,D,E del test di distensibilità, la tettarella di nuova concezione del test ecografico) mentre per ottenere lo stesso risultato di allungamento di 5 mm. con le altre tipologie la forza da applicare era  da tre, per la forma definita fisiologica, fino a otto e più volte maggiore. E’ facile intuire quanto tali tettarelle mettano a rischio la corretta funzione linguale. La cosa più brutta è che una delle peggiori tra queste tettarelle viene attualmente utilizzata in molti nidi degli ospedali italiani.

Abbiamo  tenuto da parte il giudizio delle mamme perché indubbiamente non ha scientificità, ma può senza dubbio darci informazioni fondamentali per comprendere l’importanza della giusta scelta della tettarella, che forse dovrebbe essere più correttamente il frutto della prescrizione di un neonatologo o di un pediatra e non lasciata al gusto della mamma.

Ciò che è emerso dalle informazioni ricevute dalle mamme ha inoltre confermato appieno il convincimento che ci siamo creati traendo le conseguenze dai tests effettuati.

Una cosa è venuta fuori con forza: quasi tutte le tettarelle, in accordo con tutti gli studi precedenti , si sono mostrate in grado di alterare la deglutizione del neonato al punto da rendere impossibile un allattamento misto protratto nel tempo a causa della differente attivazione muscolare causata dalla tettarella che determina la impossibilità di creare un engramma deglutitorio corretto. La maggior parte dei bambini che hanno sperimentato il biberon hanno in breve tempo smesso di alimentarsi al seno, trovando il succhiare lungo e faticoso, a differenza del nuovo metodo di alimentazione sperimentato, rapido e poco dispendioso dal punto di vista energetico.

Siamo in un certo senso rimasti sbalorditi quando le mamme ci hanno riferito che la maggior parte dei piccoli che hanno per un motivo qualsiasi ( scelta della mamma, mancanza di latte, sospensione dell’allattamento naturale per motivi vari come una malattia, l’uso di medicinali non compatibili con l’allattamento al seno, ragadi del seno) utilizzato per un certo periodo le tettarelle di nuova concezione, non hanno trovato difficoltà a riprendere l’allattamento dopo la sospensione. Non ci sono state neppure difficoltà ad instaurare un allattamento con l’alternanza di poppate e di biberon.

Esiste però un grande limitazione: la nuova tettarella si è mostrata valida quasi esclusivamente quando utilizzata come primo ed unico presidio artificiale. Provata in casi di neonati che avevano sperimentato già altre tipologie, frequentemente è stata rifiutata dai piccoli, ormai condizionati nella funzione. Infatti la spiegazione logica è che il bambino che utilizzi la nuova tettarella per prima, lascia inalterato il suo pattern deglutitorio, mentre il neonato già allattato con altre tettarelle, condizionato ed ormai disfunzionale, non accetterà un metodo di allattamento che richiede quasi lo stesso sforzo richiesto per alimentarsi al seno e tutto il processo di attivazione muscolare caratteristico della funzione e certamente inattivato dal biberon tradizionale.

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Intervista al Dott. Antonio Ferrante per posturoconsapevoli.org

In questo terzo appuntamento della nostra nuova rubrica ospitiamo il Dott. Antonio Ferrante. Il professor Ferrante è sicuramente uno dei principale esponenti della terapia miofunzionale in Italia. Nel corso di questa intervista ci illustrerà  l’importanza della lingua nel sistema tonico-posturale  e poi le cause e le conseguenze di una scorretta deglutizione.

Queste le risposte alle nostre domande:  

Ci sono novità per quanto riguarda le sue ricerche sulla deglutizione?

Negli ultimi anni le ricerche riguardanti la capacità della lingua di attivare la funzione neurologica generale stanno crescendo di continuo. Sempre più si sta valorizzando la funzione della lingua come mezzo preposto alla stimolazione trigeminale.

L’influenza del nervo trigemino sul sistema tonico – posturale è ormai sdoganata. Lei come spiega l’importanza di questa struttura?

Il trigemino è stato per decenni sottovalutato. Pur osservata, da parte di neuro-anatomisti, la quantità di nuclei, correlati ad esso, immersi nel tessuto nervoso centrale, invece di cercare di spiegare il motivo di questa abbondanza, unica nel suo genere, si propendeva per considerare il trigemino forse sovradimensionato; alla fine serviva solo a masticare o ad avvertire dolore in caso di un problema.

Quali sono le maggiori fonti di disturbo per la meccanica e la funzionalità della deglutizione?

Tornando alla deglutizione; essa è forse il meccanismo più complesso che dobbiamo sperimentare ed attuare nella nostra vita, con un uso, in una frazione di secondo di sessantotto muscoli, che il cervello deve imparare a temporizzare nella loro attivazione creando una sequenza stabile e ripetibile per tutta la vita. E’ chiaro che la complessità dell’atto richiede un lungo apprendimento, di circa sei mesi, durante i quali, qualsiasi stimolo che induca ad utilizzare un muscolo a scapito di un altro risulta gravemente influente sul mantenimento della corretta funzione. I maggiori disturbi alla creazione ed al mantenimento di una deglutizione corretta, fisiologica, si possono riassumere in tre gruppi:

Problemi correlati alla fase prenatale ed al parto. Tra questi una importanza particolare assume la presenza di un cordone ombelicale attorcigliato intorno al collo del feto. Ne risulta un forte impedimento al sollevamento dello joide, necessario per sollevamento della lingua contro il palato. (ricordo che il feto ingoia per tutta la gravidanza, a partire dalla tredicesima settimana; questo con lo scopo di funzionalizzare apparato digerente ed emuntorio renale). Il cordone ombelicale è responsabile di una “cicatrice posturale” trattabile solo con la rieducazione linguale. Il paziente presenterà immancabilmente una scapola alata, asimmetria delle spalle e del bacino e appoggio dei piedi disarmonico.

Il primo gruppo di problemi è completato da compressioni e traumi da parto, necessità di manovre, uso di forcipe o ventosa, che determinano difficoltà di movimento delle ossa craniche e difficoltà di funzione muscolare.

Il secondo gruppo è costituito da problemi anatomici (alterazioni della forma e mobilità della lingua, frenulo linguale troppo corto o lingua anchilotica).

Il terzo è certamente di più frequente riscontro ed è rappresentato da allattamento artificiale ed uso di succhietti. In questo caso la lingua si può muovere solo al di sotto di queste strutture estranee che ne condizionano la capacità a raggiungere il palato, peggiorandone sempre di più la funzione degli elevatori, indispensabile per ottenere la stimolazione dei recettori trigeminali palatini.

Il parto cesareo è ormai una pratica molto diffusa e, in molti casi, incoraggiata. Pensa che la mancata stimolazione craniale al parto possa comportare delle disfunzioni della deglutizione?

Indubbiamente il parto cesareo è qualcosa di non fisiologico che impedisce la estrinsecazione delle fasi di adattamento del feto nel passaggio dall’utero all’ambiente esterno . A mio modo di vedere, comunque, il danno maggiore è dato dal non favorire la montata lattea (molte mamme dopo il parto non hanno latte e sono costrette a ricorre ad integrazioni con il biberon, che interferirà in epoca estremamente precoce con i meccanismi della suzione e dell’allattamento corretto). Ma c‘è un ulteriore elemento da tenere presente: spesso si arriva al cesareo dopo molte ore di travaglio, con un feto che non si impegna correttamente nel bacino materno o con un feto che subisce grandi compressioni per la mancata apertura del collo dell’utero. I farmaci utilizzati per favorire le contrazioni uterine non permettono spesso il rilasciamento del collo uterino. Il feto ne risulta quindi sofferente e non è in grado di attaccarsi con forza al seno risultandone una difficoltà ad alimentarsi.

Quali sono i campanelli d’allarme di una deglutizione errata? A cosa dovrebbero stare attenti i genitori?

I primi segnali di una deglutizione scorretta sono spesso le difficoltà del neonato a succhiare con forza (specie se vi è stato un problema di cordone). Frequenti sono anche le coliche gassose dovute alla ingestione di aria (assente nella deglutizione corretta) e le otiti, che indicano che il meccanismo instauratosi, spinge aria e fluidi dal faringe nell’orecchio medio. Altri segnali sono costituiti dai rigurgiti di latte dopo la poppata, la irrequietezza, le difficoltà ad addormentarsi, causate dalla mancata stimolazione dei recettori trigeminali palatini che presiedono al rilasciamento muscolare ed all’ingresso nel sonno. A questo punto il neonato ha bisogno del ciuccio o sente la necessità di “accendere a mano” i recettori palatini cominciando a succhiare il dito.

Pensa che la rieducazione miofunzionale debba essere coadiuvata da altre terapie?

Se dalla anamnesi emergono segnali di un possibile blocco joideo per un cordone ombelicale, se vi sono stati traumi che possano aver determinato compressioni craniche, conviene consigliare un controllo osteopatico prima di iniziare la rieducazione miofunzionale, pena la impossibilità ad ottenere i risultati auspicati. La lingua aiuterà poi, con le sue capacità osteopatiche, a mantenere la mobilità ottenuta con la manipolazione dell’osteopata. A volte risulta utile anche una visita oculistica, soprattutto quando, agli esami effettuati sulla pedana baropodometrica ad occhi chiusi, si evidenzi ripetutamente un miglioramento dell’assetto posturale “paradosso” ( ad occhi chiusi la postura dovrebbe essere meno efficiente; se c’è un miglioramento vuol dire che la vista non perfetta ha un effetto destabilizzante o che acchiali indossati non sono congrui con la funzionalità generale – per gradazione sbagliata o per posizione del fuoco della lente non centrato)

Ha mai lavorato con soggetti disabili?
Se si quali riscontri ha avuto?

In genere i pazienti che afferiscono al mio studio sono persone con problemi ortodontici o posturali, ma mi è capitato a volte di trattare pazienti con disabilità di vario genere. I mio primo contatto con essi è avvenuto già durante il mio periodo di tirocinio a Miami. Ho seguito sedute di terapia su un bambino ed una signora affetti da distrofia muscolare che, entrambi, si erano alzati dalle loro sedie a rotelle durante il corso del programma terapeutico. A quei tempi non solo non se ne poteva neppure parlare, ma non esisteva una spiegazione neurologica che potesse supportare un tale evento.

Successivamente abbiamo fatto ricerche per una tesi in ambito posturale alla Università “Sapienza” di Roma e ci siamo meravigliati dei risultati ottenuti dalla rifunzionalizzazione dei recettori palatini. Questo ci ha spinto ad andare oltre e abbiamo orientato le nostre ricerche sul morbo di Parkinson ottenendo risultati strabilianti. Proprio queste ricerche hanno indotto qualche anno fa il direttore della cattedra di Neurologia della Sapienza ad indire un Master sulla importanza della rieducazione della deglutizione in ambito posturale; un corso di un anno tutto rivolto allo studio delle disfunzioni linguali e del loro ruolo nella comparsa di problemi posturali con sfondo neurologico. Nell’ultimo periodo mi sono capitati due casi di bambini, venuti alla mia osservazione per riabilitare la deglutizione, ma affetti entrambi da atrofia di varie aree dell’encefalo, diagnosticate in istituti ad alta specializzazione e dei quali non avevo alcun motivo di dubitare. Entrambi (5 e 3 anni) non camminavano e non parlavano; il primo con diagnosi di atrofia del cervelletto da cerebellite virale, il secondo di atrofia del corpo calloso. Il primo dopo 6 settimane giocava a pallone e si esprimeva come un commentatore televisivo, il secondo dopo una settimana ha lasciato la sedia a rotelle e in un mese faceva domande alla mamma, per entrambi, lasciando sbalorditi i terapisti che li seguivano in istituto. Soltanto con una ricerca condotta sempre alla Sapienza con la RMN funzionale abbiamo potuto capire che quei cervelli erano solo “spenti” e non “bruciati”.

Come si spiega la mancanza nella preparazione accademica di molte figure legate alla riabilitazione e rieducazione (fisioterapia, scienze motorie ecc…) di riferimenti all’apparato stomatognatico?

Per la verità per me non si spiega. Ma certamente è correlata con la scarsa preparazione generale dei nostri sanitari. Può sembrare incredibile, ma tanti dentisti conoscono denti e osso alveolare, mancando completamente di conoscenza della muscolatura e della neurologia della bocca. Inoltre la scoperta dei recettori palatini risale a quindici anni fa; in campo sanitario è una inezia considerando che prima che una notizia venga diffusa ed accettata spesso occorre passare per una fase di scetticismo ed incredulità anche di fronte alla realtà.

Come affronta l’insuccesso terapeutico?

Per fortuna ormai gli insuccessi sono davvero pochi perché ho accumulato una enorme esperienza nel campo, tuttavia, se capita, devo solo cercare di capire cosa ho mancato di valutare perché il corpo ci parla e, a volte, non  siamo in grado di ascoltare le sue richieste, tutti presi dall’affermare le nostre tesi.

Ci può indicare una persona o una lettura che le è stata di riferimento nella sua carriera di terapista?

Ho trovato molto interessante la Autobiografia di Eric Kandel, premio Nobel 2000 per le Neuroscienze che, scrivendo la sua storia ha praticamente scritto la storia della neurofisiologia dagli albori ad oggi. Ed ho imparato ad apprezzarlo, oltre per  la piacevolezza della scrittura, per la facilità con la quale ha reso semplici concetti davvero difficili. Inoltre si è mostrato persona estremamente disponibile quando, ad una richiesta di un collega, che lo ha contattato via mail per chiedere una spiegazione sul possibile meccanismo con cui molte donne con difficoltà di gravidanza, rimangono incinte durante la terapia, da noi attribuito alla normalizzazione della prolattina, alla nostra considerazione della difficoltà di colloquio con i genecologi, ha risposto: “in un mondo di ciechi chi ha un occhio solo è un re”.

Un saluto e un consiglio per i nostri lettori

Ho dato allo studio dei rapporti tra bocca e cervello venticinque anni della mia vita, resistendo a sconforto, insulti, derisioni, ma ora mi rendo conto che è stato bello aver trovato la possibilità di aiutare una moltitudine di pazienti che spesso non vengono supportati, ma spesso sono visti come isterici visionari, persone da compatire piuttosto che condurre sulla via della guarigione per prima cosa ascoltandoli. Purtroppo, sempre più spesso, il medico vuole adattare il paziente ai propri convincimenti, anziché ascoltare quanto il paziente ci può dire e che può aiutarlo.